Spazio Vitale
Ilaria Del Monte
a cura di Ivan Quaroni
Matera
Momart Gallery
14 sep-15 dec 2019
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Immagini che formano un racconto, vividamente plastico, di meraviglia e stupore, attraverso la creazione di un universo d’impressionante coerenza atmosferica, in cui l’ordinario e il fantastico si fondono senza soluzione di continuità. E’ l’arte di Ilaria Del Monte racchiusa nella mostra “Spazio Vitale”, a cura di Ivan Quaroni, è stata inaugurata sabato 14 settembre nella Capitale europea della cultura 2019, in piazza Madonna dell’Idris, nella Galleria Momart.
Uno spazio espositivo diretto da Monica Palumbo , storica fondatrice del Momart, che si presenta al pubblico completamente rinnovato nella struttura, con un lounge bar e un book shop allestito nell’area ipogea già dedicata all’arte contemporanea, e che si completa con una proposta culturale dedicata all’arte urbana, che ha visto il Momart impegnato sul campo da diversi anni, e all’interno della programmazione di Matera 2019.
Ad inaugurare il nuovo corso della Galleria, pensata per essere un luogo di aggregazione culturale dedicato all’arte contemporanea, il vernissage della personale di Del Monte, artista lucana, formatasi all’ Accademia di Belle Arti di Brera, è inserita nel panorama nazionale dell’arte contemporanea tra le correnti del surrealismo e del realismo magico. Scrive il curatore Ivan Quaroni: “L’oggetto della pittura di Ilaria Del Monte non è il vero, ma il verosimile. Il suo scopo è la creazione iconografica di un evento psichico, la rappresentazione plastica di un fenomeno intangibile che affonda le radici nell’immaginazione dell’artista e nel suo vissuto emotivo. Il processo di costruzione del suo universo pittorico è, infatti, simile a quello di surrealisti come René Magritte e Paul Delvaux, influenzati dalla Metafisica di De Chirico e, dunque, più propensi a rappresentare il carattere enigmatico dell’esistenza attraverso una tecnica mimetica e illusionistica. Un aspetto, su cui peraltro la letteratura critica ha insistito, è la vicinanza della pittura di Ilaria Del Monte alle espressioni figurative di marca novecentista, dal Realismo Magico italiano a certa Nuova Oggettività tedesca, caratterizzati dalla visione di una quotidianità venata di mistero, screziata di sottili allusioni ed elusive corrispondenze”.
Teatro di queste apparizioni è la casa, il focolare domestico, insieme scatola dalla prospettiva incerta e quinta teatrale, in cui precipita, condensandosi, tutto l’immaginario surreale dell’artista. Si tratta di un luogo claustrale, stranamente permeabile alle germinazioni e inflorescenze naturali, uno spazio d’innesti rizomatici e di bestiali incursioni, che rendono labile il confine tra i generi del paesaggio e dell’interno borghese. In queste tele gioca un ruolo di primo piano la luce, elemento cardine della narrazione, che contribuisce a infondere in ogni scena un senso d’indecifrabile mistero. Non si tratta di una luce diurna, piena, zenitale, ma di una luce vespertina, crepuscolare con cui l’artista cerca di ricreare la Lichtung heideggeriana, un concetto filosofico, assimilabile al “chiaroscuro”, che indica il venire-alla-luce di un’entità a partire da un’oscurità irriducibile, che si scorge in un sottile gioco chiaroscurale. Al centro delle visioni di Ilaria Del Monte, nel soffuso equilibrio di luci e ombre, si staglia infine la figura femminile, una sorta di versione attualizzata dell’incantata eroina vittoriana, intenta a celebrare misteriosi rituali magici e oscuri riti propiziatori.
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