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EX TERRA


Dall’agricoltura all’AgriCultura
Ceglie Messapica

commissioned work for Houzz

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Un orto da visitare e un giardino da mangiare
text: Arch. Marima De Pace

Siamo a Ceglie Messapica, nel sud dell’Italia, in Puglia, nell'orto familiare e
sperimentale di Angelo Giordano e Valerio Tanzarella; Angelo è un agronomo e
Valerio un avvocato e insieme, da qualche anno, hanno deciso di investire il loro
tempo e le loro energie per un progetto davvero notevole che punta alla tutela e
alla valorizzazione dell’agro-biodiversità locale attraverso il recupero, la
piantumazione e la conservazione di semi antichi.
Insieme hanno costituito Ex Terra, che non è solo una società di consulenza per
quelle aziende che vogliono sviluppare e trasformare un prodotto agricolo, in
precedenza studiato e preservato, ma che è anche una società benefit, che,
oltre a finalità commerciali, ha anche finalità etiche, sociali ed ambientali.
Ex Terra è un acceleratore e collettore di attività e relazioni, un conservatorio vivo
della biodiversità locale, e quella in cui ci troviamo oggi è il suo embrione; ci
troviamo in quello che loro amano definire un orto-giardino, o meglio: un orto da
visitare e da guardare e un giardino da mangiare e da annusare; qui non solo si
raccolgono prodotti per l’auto consumo ma anche, e soprattutto, si svolgono
moltissime attività collaterali legate all'AgriCultura, come orto terapia e didattica.
In questi anni, Angelo e Valerio, con l’aiuto di tanti contadini e amici, hanno
raccolto tantissimi semi di varietà dimenticate, rare e preziose, antiche e
particolari, con l’intento di coltivarle, di studiarle e di diffonderle, e di proporle in
nuovi mercati.
L’obiettivo è costruire una cultura e una rete di economia solidale basata sul
rispetto dell’intero ecosistema, sull’autodeterminazione alimentare,
sulla consapevolezza di ciò che si mangia e sulla filiera corta.
Ogni giorno, con orti urbani, lezioni e tramite i loro canali social, promuovono e
fanno conoscere antiche varietà agricole, selezionate in loco da generazioni di
contadini; le più adatte alle specifiche caratteristiche del territorio perché
resistenti allo stress e ai cambiamenti delle condizioni climatiche e ambientali,
dunque le sole in grado di garantire la sicurezza alimentare delle comunità locali.
Inoltre, ogni anno, da quattro anni, Ex Terra organizza la festa dello scambio dei
semi, che è sempre stata un'antica tradizione contadina; oggi, per alcuni, l’azione
di tutela e salvaguardia dei semi è diventata la professione e la passione
principale, e questa festa è un modo per conoscere altri agricoltori appassionati,
fare rete, condividere scoperte e ricette; nessuno vende nulla e non ci si scambia
varietà commerciali ma solo semi antichi, che magari sono stati conservati in
scatole di legno da qualche nonno, un po’ come dei tesori.
Oggi, in campo, in un solo ettaro di terra, ci sono circa 80 varietà di pomodori,
diverse varietà di zucchine, cetrioli, meloncelle, peperoncini, bietole, zucche,
mais, insalate, barbabietole, capperi, patate, fagioli, cipolla, frutta secca ed un
vigneto con circa 30 tipi di uva oltre a piante emozionanti, piante officinali, erbe
aromatiche, cactus e piante grasse; insomma c’è in campo una biodiversità
alimentare che non si raggiungerebbe neanche se mettessimo insieme tutti i
prodotti agricoli che troviamo sui banchi dei supermercati di tutto il mondo.
Infatti, è proprio questo il problema; Angelo e Valerio ci dicono che “la scelta di
puntare sulla biodiversità ha diverse ragioni, in primis etiche e culturali. Ogni
territorio ha la sua vocazione ed è impensabile continuare a coltivare ortaggi ibridi
che sono il risultato di ricerche fatte in laboratori e che nulla hanno a che fare con
la zona nella quale verranno poi coltivati i medesimi ibridi. La pretesa di imporre
colture valide in tutto il globo, a qualsiasi latitudine, ci sta di fatto impoverendo,
massacrando il lavoro fatto da Madre Natura e dall’uomo nel corso di millenni”.
Continuano dicendoci che “viviamo l’omologazione di prodotti sui banchi dei
supermercati; i produttori sono arrivati a preferire semi da brevetto, che danno
apparentemente abbondanti raccolti, con prodotti belli e pesanti da vendere sul
mercato. A scapito di ciò si è però appiattita la qualità, la presenza sempre
minore di proprietà e benefici, a vantaggio delle vendite. Insomma, si è
incentivato l'uso di vegetali belli e formosi (ma poco nutrienti) a svantaggio di
vegetali molto più nutrienti ma che hanno poca resa, nella produzione e nello
standard estetico”.
E ci spiegano il grande gioco delle multinazionali; “l’azienda che ha iscritto quel
dato pomodoro nel registro, poi fornisce anche gli strumenti (i concimi, per
esempio) per far crescere i frutti e ci sono multinazionali specializzate in
biotecnologie agrarie che sono, al contempo, produttrici di sementi e di farmaci
per cui i contadini, ogni anno, sono costretti a comprare il seme e tutto il
“pacchetto" per farlo crescere, curarlo e venderlo”.
In passato, ogni seme si adattava al posto in cui veniva coltivato, a quel clima e a
quel particolare terreno, e i contadini "selezionavano" i semi adatti a quel posto;
oggi, viene usato lo stesso seme in tutte le parti del mondo, e quello che i
produttori sono costretti a fare è cambiare il clima e il terreno su cui vanno ad
impiantarlo; siamo all’assurdo!
Ma Valerio sostiene che la chiave per cambiare le cose esiste; si chiama
autoproduzione e se ognuno di noi impiantasse un orto del genere potremmo
sopravvivere come genere umano.
Viviamo in un mondo in cui le risorse non sono infinite per cui chiunque dovrebbe
autoprodursi una buona quantità del cibo che consuma per varie ragioni: etiche,
qualitative, tutela del settore e del paesaggio. Salvando le qualità più antiche
staremo preservando il territorio prima che le tradizioni, staremo preservando
riserve idriche; semplicemente staremo preservando il nostro pianeta!
L'agricoltura deve tendere a quello: un ritorno ragionato a quello che ogni
territorio, ogni ambito, è capace di offrire e produrre.
In più l'orto è un toccasana per la salute e la mente, unendo i benefici fisici e
psicologici dell'autoproduzione, associati ai benefici verso la terra, avremmo risolto
la maggior parte dei problemi del nostro tempo.
Insieme ad Antonio e Valerio ci accompagnano, alla scoperta di questo giardino
da mangiare, anche due giovanissimi ragazzi, Giovanni Guarini e Roberto Caforio;
da un po’ di tempo collaborano con Ex Terra e si stanno occupando di apicoltura
nell’ottica non solo di produrre miele ma di salvaguardare una delle specie
animali su cui si regge l’intero ecosistema terrestre: le api.
La massima di uno dei nonni è un faro che illumina il loro percorso, e recita più o
meno così: se si ha contezza della bellezza della vita, tutto quello che si fa ha un
altro sapore! E loro di buoni sapori sono dei veri intenditori.
Questi ragazzi sono certi che i contadini non si rendano conto della loro potenza;
in un nonnulla potrebbero disinnescare e scardinare tutto il sistema.
Angelo sostiene che l’unica azione oggi possibile è Coltivare, come unico atto
che ci rende liberi da un sistema commerciale, allontanandoci da una serie di
logiche che davvero ci fanno sentire oppressi, ingabbiati, in un sistema da cui
sembra non ci sia via d’uscita; ma non è così, Ex Terra e il lavoro di questi ragazzi ci
dimostrano che un mondo migliore può ancora esistere e che, a detta loro:
“coltivare potrebbe essere sicuramente il futuro perché nel momento in cui non ci
manca acqua e cibo, siamo uomini liberi!”
Questo posto è un paradiso per gli occhi e per il palato; è un’esperienza che ha il
sapore del viaggio, della meraviglia, della scoperta e della conoscenza di
prodotti inimmaginabili; pomodori di ogni forma e dimensione mai visti e provati,
chicchi di mais dai multicolori pastello, zucche dalle forme improbabili, racconti
che vengono da epoche lontane; sembra di essere su un altro pianeta; in realtà è
il nostro pianeta, la nostra amata Terra, semplicemente siamo con delle persone
che hanno la sensibilità di ascoltarla, assecondarla ed accudirla.
Angelo, Valerio, Giovanni e Roberto hanno occhi e mani pieni di passione, di
lavoro, di sogni e di bellezza.
La bellezza dei valori semplici, autentici, sani; la bellezza che si meraviglia ad ogni
scoperta, ad ogni bocciolo, ad ogni raccolto, ad ogni piatto.
Una bellezza tutta italiana che ha in sé un germoglio capace di salvare il mondo!


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